Quando parlo di me parlo di voi, 2023, earthenware, polystyrene, uster mother of pearl
Quando parlo di me parlo di voi, 2023, terracotta, lustro madreperla
Nella ricerca artistica di Martina Biolo domina l’approccio scultoreo che si fonde in modo sinergico con quello poetico dalla quale nascono riflessioni di matrice antropologica: il rapporto con l’inanimato che abita lo spazio domestico, l’atteggiamento amnesico, la salvaguardia dei piccoli gesti; tutti elementi che rivelano profonde metamorfosi e radicate tradizioni.
Il frequente ricorso alla pratica del calco evidenzia il valore attribuito da Martina Biolo alla preziosità della memoria come stratificazione narrativa che diventa dispositivo che lega tra loro storie individuali e collettive. L’opera Quando parlo di me parlo di voi, formata da quattro forme, diventa struttura in grado di raccontare le tradizioni del territorio italiano. L’opera si compone attraverso la tecnica del patchwork, disponendo i frammenti di argilla in maniera modulare, dove ogni pezzo dà forma a una storia e ad un tempo, consentendo agli osservatori di riconoscersi. Il ricamo a mano declina un segno creato dall’uomo, presente nella dimensione intima e nella sua cultura, come presenza spettrale, residuo visivo di un passato già trascorso che qui si immobilizza. In Quando parlo di me parlo di voi coesistono due matericità, la terracotta e la smaltatura al terzo fuoco, a rafforzare il processo compositivo di costruzione interna di questi elementi.
The work analyzes the signs of human experience, placing them as the main subject of the narration represented.
In the artistic research of Martina Biolo dominates the sculptural approach that blends in a synergistic way with the poetic one from which anthropological reflections arise: the relationship with the inanimate that inhabits the domestic space, the amnesic attitude, the preservation of small gestures; all elements that reveal deep metamorphoses and rooted traditions.
The frequent recourse to the practice of casting highlights the value attributed by Martina Biolo to the preciousness of memory as a narrative stratification that becomes a device that connects individual and collective stories. The work, formed by three forms, becomes a structure able to tell the traditions of the territory. The work consists of old embroideries belonging to the artist’s family, some sewn by herself, to continue the feminine tradition of home. The work is composed through the patchwork technique, arranging the clay fragments in a modular way, where each piece gives shape to a story and at the same time, allowing observers to recognize themselves. The hand embroidery declines a sign created by man, present in the intimate dimension and in its culture, as a ghostly presence, a visual residue of a past that has already passed and which is immobilized here. In Quando parlo di me parlo di voi two materials coexist, earthenware and enamel on the third fire, to strengthen the compositional process of internal construction of these elements.